La storia di Edafe fuggito dalla Nigeria
Il Grande Colibri 28/06/2019
Storia raccolta da Naomi per il Grande Colibri.
Edafe Okporo ha sempre frequentato scuole esclusivamente maschili sin da quando aveva 11 anni. Ha solamente avuto degli uomini come professori e le uniche figure femminili con cui si è relazionato sono state sua madre e le sue sorelle. Durante l’adolescenza gli è stato difficile fare amicizia con delle ragazze, si sentiva impacciato e incompetente e anche per colpa della sua timidezza non ha mai dichiarato la sua simpatia a nessuna, nemmeno a Ese, la vicina di casa, che spiava sempre dalla finestra mentre giocava con gli altri per strada.
La imitava, mettendosi le scarpe della mamma e la fascia in testa, e, fingendo di essere lei, giocava nella sua stanza. L’unico posto in cui si sentiva sicuro e sé stesso era a scuola, dove aveva pochi amici come lui che lo capivano e lo consigliavano.
Non ha mai potuto essere sincero con la sua famiglia, perché troppo severa e ferventemente cristiana. Non lo avrebbero mai accettato:
“Gli omosessuali non appartengono alla cultura africana, mentre il rispetto per gli anziani e il jollof rice ne fanno parte! – gli avrebbero risposto – Dio all’origine ha creato un uomo e una donna e non due uomini o due donne: se tutti fossero omosessuali non ci sarebbe più vita, è innaturale!“.
Nessun genitore sarebbe contento di avere un figlio gay, nemmeno quelli di Edafe. Per questo lui lo ha sempre tenuto per sé.
Sapeva che, se avesse accennato qualcosa riguardo la propria insicurezza sulla propria sessualità, lo avrebbero portato da un prete per toglierli lo “spirito del demonio” dal corpo o, ancora peggio, lo avrebbero consegnato alle autorità. Edafe avrebbe avuto tempo di rifletterci su per bene in una delle tante prigioni nigeriane: la sua confessione gli sarebbe costata 14 anni di carcere, dove gli altri prigionieri lo avrebbero vessato dopo aver scoperto il perché della sua incarcerazione.
Di sicuro la “legge più omofobica mai proposta in qualsiasi stato al mondo” non sarebbe cambiata da un giorno all’altro solo per lui, visto che sin dal 1901 l’omosessualità è considerata un crimine nella sua nazione, come in altri 34 stati africani. E se mai un giorno il governo nigeriano decidesse di legalizzare questo “amore proibito”, nessuno scenderebbe in piazza a festeggiare: tutti i cittadini avrebbero la certezza che il governo abbia preso quella decisione solo per un tornaconto personale e non perché crede che sia un diritto dei suoi cittadini amare chi vogliono.
Nonostante tutti credano che il governo sia corrotto, tutti sono favorevoli a considerare l’omosessualità un crimine, perché la ritengono uno squilibrio mentale che deve essere curato da psicologi e psichiatri ed è considerata un peccato da tutte le religioni che coabitano nel paese. Si crede che questi comportamenti “devianti” siano un segno della fine del mondo assieme alle guerre, al cambiamento climatico e ai disastri ambientali, come testimonierebbero la Bibbia e il Corano.
Per questo Edafe ha pensato tante volte di scappare in America o in Europa, dove l’omosessualità è più accettata e soprattutto è protetta dalla legge, ma ottenere i documenti è difficile, anzi quasi impossibile se non hai delle referenze.
Una sera però, mentre Edafe tornava a casa dall’università, il bus si è fermato in una strada buia e poco affollata. Ha pensato che fosse tutto normale: al calar del buio tutti si rintanano nelle loro case dato che il servizio della luce viene spesso interrotto e condiviso in orari diversi nelle differenti città della nazione. Ma non era questo il caso. L’autista e altri studenti hanno cominciato a picchiarlo e a insultarlo, per poi lasciarlo solo a inveire sul marciapiede.
È dopo questo evento omofobico che Edafe ha preso coraggio ed è scappato in America, chiedendo asilo politico in quanto perseguitato nella sua terra d’origine. È stato un atto di coraggio lasciare la propria famiglia e abbandonare i contatti con loro. Questi ultimi, dopo avergli chiesto innumerevoli volte di sposarsi e mettere su famiglia con Ese, finalmente hanno capito perché era sempre circondato da amici maschi. Ma non lo hanno accettato e lo hanno rinnegato. L’intera società lo diffama.
Edafe ora è protetto dalla legge americana dal 2017 ed è un attivista per i diritti LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). Ha addirittura scritto un libro sulla propria vita: “Bed 26: A Memoir of an African Man’s Asylum in The United States” (Letto 26: memorie di un rifugiato africano negli USA; Xlibris 2018).
Molti nigeriani ritengono, però, che Edafe si sia inventato questa storia solo per poter ottenere i documenti americani. Per altri, invece, l’omosessualità sarebbe stata importata dall’Occidente, dove anche gli atteggiamenti più “libertini” sarebbero considerati normali al grido di: “È la tua vita, vivila come vuoi!“. Ma questo non è possibile in Africa, un continente dalle mille tradizioni, lingue, culture, tutte accomunate, però, dal rispetto per le tradizioni, la famiglia e gli anziani.